Chirurgia Venosa
Chirurgia Venosa
Si esegue inquadramento clinico e strumentale (ecocolordoppler e doppler C.W.) di tutte le patologie venose, dalla malattia tromboembolica con flebiti profonde e/o superficiali, alla malattia venosa cronica, profonda e/o superficiale con sindrome varicosa o post-flebitica con o senza distrofie o ulcere.
Particolare rilievo alle indicazioni di prevenzione, terapia medica e conservativa e alla terapia chirurgica sia tradizionale (“open”) che con termoablazione al laser (endovascolare o transcutanea) e scleroterapica (con mousse e soluzioni liquide) per teleangectasie, varici reticolari o varici essenziali.
Il trattamento sarà personalizzato sul singolo paziente in rapporto alle sue caratteristiche emodinamiche, morfologiche ed estetiche oltre che alle condizioni cliniche ed emotive del paziente stesso.
La flebologia (scienza della circolazione venosa superficiale e profonda) ha goduto in questi ultimi 20-30 anni di una notevole evoluzione, sia sul piano concettuale che pratico, clinico-terapeutico, grazie all’innovazione tecnologica (nel campo della ricerca, diagnostica, terapia) che ci ha permesso di migliorare le nostre conoscenze nosologiche, epidemiologiche, fisiopatologiche, migliorando così i nostri risultati terapeutici.
Oggi la flebologia moderna ci porta a distinguere due grossi capitoli, il tromboembolismo venoso (TEV) da una parte, fase acuta, e la malattia venosa cronica (MVC) dall’altra, con la Sindrome varicosa e la Sindrome postflebitica con o senza ulcere cutanee, entrambe a carattere evolutivo. In particolare “La varice ed i capillari” non sono più da intendersi come un semplice inestetismo cosmetico, ma come uno stadio clinico di una malattia vera e propria, ben più complessa, che è la malattia venosa cronica degli arti inferiori.
“La varice ed i capillari” richiedono pertanto di essere oggi trattati in tutta la loro complessità, dalla prevenzione al controllo clinico al trattamento “definitivo”, chirurgico, specifico per il paziente (tailored): open-tradizionale, endovascolare (laser-radiofrequenza), scleroterapico.
“La prevalenza attuale delle varici a carico degli arti inferiori è del 10-50% nella popolazione adulta maschile e del 50-55% in quella femminile.
La trasmissibilità ereditaria dei disturbi venosi è discussa. L’incidenza di varici in persona con fattori ereditari trasmissibili varia dal 44% al 65%, verso il 27-53% in loro assenza. La malattia varicosa colpisce prevalentemente il sesso femminile fino alla quinta-sesta decade, successivamente non si notano significative differenze tra i sessi. Numerosi studi epidemiologici correlano l’incidenza delle varici con la gravidanza e con il numero dei parti. Esse variano dal 10% al 73% in donne con figli versus 4-26% in nullipare. La relazione tra varici e peso corporeo è stata esaminata da vari autori. Persone in sovrappeso, specie di sesso femminile e abitanti in aree civilizzate, soffrono maggiormente di malattia varicosa rispetto ai soggetti di peso normale.
E’ ampiamente riconosciuto che alcuni stati occupazionali, particolarmente quelli che obbligano un prolungato ortostatismo, si associno con maggiore prevalenza alle varici anche se una tale correlazione è veramente difficile da dimostrare sul piano statistico. L’ipertensione, il fumo di sigaretta, la stipsi non si sono rivelati fattori di rischio statisticamente significativi e correlabili alla patologia varicosa. L’edema e la comparsa di lesioni trofiche, l’eczema e l’iperpigmentazione variano dal 3% all’11% della popolazione.
Lo scopo della chirurgia è la risoluzione del reflusso patologico con l’asportazione delle varici e/o la bonifica dell’ulcera a scopo sintomatologico, preventivo o terapeutico del quadro clinico in atto e delle possibili complicanze, fermo restando il carattere evolutivo dell’insufficienza venosa cronica. Il paziente operato necessita per questo motivo di controlli clinici e strumentali nel tempo.
La terapia compressiva è metodo efficace per la gestione dei sintomi correlati alla malattia varicosa, ma non risolve la causa del reflusso. Quando i pazienti hanno una fonte correggibile di reflusso un trattamento invasivo dovrebbe sempre essere offerto.”
“La terapia compressiva rappresenta sempre uno dei capisaldi del trattamento delle flebo e linfopatie, il metodo più semplice ed efficace per potenziare la funzione delle pompe muscolari e proteggere il microcircolo dalle conseguenze dell’ipertensione venosa, e trova impiego nella prevenzione e nella terapia dei sintomi e delle complicanze della malattia venosa cronica (MVC), edemi venosi, linfatici e misti; in tutti i gradi di linfedema, trombosi venosa profonda [TVP] e sua profilassi, sindrome post-trombotica [SPT] e varico-flebiti; gravidanza, ulcere flebostatiche con insufficienza venosa cronica [IVC], superficiale e profonda nonché in quelle associate a edema degli arti inferiori da deficit delle pompe vasculo-muscolari; post linfo-pressoterapia, post traumi e/o gessi, post scleroterapia, nelle strategie conservative e come supporto nelle terapie intervinistiche o chirurgiche (stripping, safenectomia laser, scleroterapia, ecc.)”
(da Linee Guida Flebo-linfologiche SIF-SICVE 2016)
La terapia chirurgica della malattia venosa cronica (MVC) con incontinenza della grande o piccola safena si avvale di diverse possibilità tecniche in base alle specifiche caratteristiche morfologiche ed emodinamiche del singolo soggetto.
Le principali sono rappresentate dalla:
- Chirurgia ablativa tradizionale (open) che comprende la safenectomia per stripping, la crossectomia e la flebectomia con legatura delle perforanti refluenti.
- Chrirugia termoablativa endovascolare che può essere eseguita con laser (EVLA) in particolare con tecnica ELVES (Laser a 1470 nm con doppio ring) o con Radiofrequenza.
Possibili alternative si avvalgono dell’uso della scleromousse, della colla di cianoacrilato, MOCA, ecc.